Pensioni, “Quota 100 funziona”: il Movimento 5 Stelle annuncia Quota 41
Riforma delle pensioni: Lega e Movimento 5 Stelle si “congratulano” con Quota 100 per le 50.000 richieste raggiunte. Insieme ad Opzione Donna è il primo passo per superare la Fornero, il prossimo verrà fatto con Quota 41 per tutti.
Mentre all’interno del Governo si discute sulla riforma delle pensioni, con la valutazione dei tanti emendamenti presentati al decreto 4/2019 per la conversione in legge, da parte del Movimento 5 Stelle c’è stato il plauso a Quota 100, la nuova misura per il pensionamento anticipato in vigore dal 2019.
Tramite un post pubblicato sulla pagina ufficiale Facebook il Movimento 5 Stelle ha celebrato il raggiungimento delle prime 50.000 richieste per l’accesso alla pensione con Quota 100 con un post dedicato con tanto di didascalia a spiegare i prossimi obiettivi da raggiungere con la riforma delle pensioni targata Governo giallo-verde.
Oltre al Movimento 5 Stelle anche Matteo Salvini ha festeggiato il successo che sta ottenendo Quota 100 in queste prime settimane dal suo avvio, preferendo però Twitter al social network di Zuckerberg; nel dettaglio, il leader della Lega si è detto entusiasta per il risultato raggiunto dalla riforma delle pensioni, non dimenticando però di tirare la solita “frecciata” alla Fornero.
In poche settimane dal suo avvio, quindi, Quota 100 ha già raggiunto il risultato straordinario di 50.000 richieste; tra queste, poco più di 17.000 sono le istanze presentate dai dipendenti pubblici.
Come previsto, la maggior parte di coloro che hanno presentato la richiesta per l’accesso anticipato alla pensione con Quota 100 sono uomini: si contano infatti più di 38.000 istanze, il 76% del totale. Tra le province dove questa misura ha raccolto il maggior numero di consensi spicca Roma: qui sono state 3.875 le istanze presentate. Seguono Napoli (2.393), Milano (1.895) e Palermo (1.499). Per quanto riguarda l’invio della domanda per andare in pensione con Quota 100 la maggior parte degli interessati – l’88% – ha deciso di rivolgersi ad un patronato.
Il risultato raggiunto – a venti giorni dal suo avvio – conferma quindi che Quota 100 piace agli italiani. Certo, i più scettici potrebbero rilanciare dicendo che non c’erano dubbi sul funzionamento di Quota 100, semmai sulla sua sostenibilità: solamente tra qualche anno, infatti, sapremo se la spesa previdenziale (e assistenziale vista l’introduzione del reddito di cittadinanza) sono ancora sostenibili per le casse dello Stato.
Riforma delle pensioni: la “ricetta” del Movimento 5 Stelle
Da parte del Movimento 5 Stelle c’è molta soddisfazione per il risultato ottenuto da Quota 100, definita come uno dei punti più importanti del programma del Governo grazie al quale sarà possibile liberare molti posti di lavoro dando via a nuove assunzioni.
Sulla pagina Facebook del Movimento 5 Stelle poi si torna a parlare della Legge Fornero, con Quota 100 e Opzione Donna che sono il “primo passo per superarla”.
Con l’hashtag #SeLoDiciamoLoFacciamo, inoltre, il Movimento 5 Stelle ha indicato la strada che la riforma delle pensioni dovrà seguire a breve. Non si tratta certamente di una novità visto che in questi giorni non si è parlato d’altro: il prossimo passo, infatti, sarà Quota 41 per tutti, vero e proprio obiettivo del Governo giallo-verde.
A tal proposito Matteo Salvini ha dichiarato che già dal prossimo anno verrà data la possibilità a tutti i lavoratori di accedere alla pensione, indipendentemente dall’età, con 41 anni di contributi (oggi il requisito è di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne).
In realtà è più probabile che l’estensione di Quota 41, semmai ci sarà, proceda per gradi: inizialmente, infatti, questa possibilità dovrebbe essere riconosciuta solamente ai lavoratori precoci, ossia a coloro che hanno maturato 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni. Ricordiamo che oggi Quota 41 è riservata sì ai precoci, ma solo a coloro che fanno parte delle categorie svantaggiate (disoccupati, invalidi, caregiver e usuranti).
Obiettivo condiviso da Lega e Movimento 5 Stelle, quindi, è di abbassare di qualche anno il requisito contributivo per accedere alla pensione anticipata: solo allora la Legge Fornero potrà dirsi effettivamente superata, ma nel frattempo – ci tengono a far sapere le forze politiche della maggioranza – “siamo già a buon punto”.
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Riforma pensioni: novità dalla Camera per donne, laureati e disabili
Riforma delle pensioni: tra gli emendamenti presentati alla Camera spiccano quelli in favore delle mamme, dei laureati e dei disabili. Ecco tutte le novità.
Continua l’esame della riforma delle pensioni – decreto legge 4/2019 – presso la Commissione Lavoro alla Camera, al termine del quale potrebbero esserci diversi cambiamenti per Quota 100 e non solo.
Il primo ciclo di audizioni, alle quali hanno preso parte i rappresentanti delle parti sociali e delle istituzioni, è terminato la scorsa settimana e in questi giorni i deputati stanno valutando la fattibilità di alcune proposte. L’obiettivo è principalmente uno: rendere Quota 100 più accessibile per le lavoratrici, visto che in molti si sono lamentati dicendo che questa è una misura per soli uominiin quanto statisticamente le donne hanno maggiore difficoltà nel maturare 38 anni di contributi.
Di ampliare la platea dei beneficiari di Quota 100 ne hanno parlato sindacati e Governo (rappresentato dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon) in un recente incontro, dove i rappresentanti dei lavoratori sono stati rassicurati per il fatto che con il passaggio alla Camera potrebbero essere introdotte delle misure di maggior flessibilità per le donne che vorrebbero accedere a Quota 100 – e non solo – per anticipare la pensione.
Ma non ci sono solamente le novità per le donne a cambiare la riforma delle pensioni: la Lega, infatti, sta puntando all’estensione del riscatto flessibile della laurea, la misura introdotta dal decreto 4/2019 per consentire di riscattare gli anni di Università – ai soli fini contributivi – ad un costo più basso rispetto a quanto previsto dal riscatto tradizionale.
Al momento questa misura è riservata solamente a coloro che non hanno compiuto il 45° anno di età, i quali possono riscattare la laurea e far valere gli anni di Università come contributi utili ai fini del raggiungimento della pensione (ma non per aumentare l’importo dell’assegno) ad un costo appena superiore ai 5.000€ per ogni anno.
Come anticipato anche per i laureati potrebbero esserci novità con il passaggio della riforma delle pensioni alla Camera dei Deputati, così come per i disabili esclusi, al momento, dalla possibilità di richiedere la pensione di cittadinanza; vediamo quali analizzando le ultime notizie sulle pensioni che ci arrivano dalla Commissione Lavoro.
Pensione anticipata donne: bonus per figli e disabili
Specialmente da parte della Lega c’è molto interesse a rendere più flessibile l’accesso alla pensione per le donne. Nel dettaglio, si punta a favorire l’accesso a Quota 100 alle lavoratrici madri, le quali potrebbero aver interrotto la loro carriera per dedicarsi alla famiglia.
A tal proposito, tra gli 800 emendamenti presentati, spicca quello a firma leghista con il quale ad ogni lavoratrice sarà riconosciuto un bonus contributivo di 4 mesi per ogni figlio. Il bonus potrà essere di massimo 12 mesi e potrà essere fatto valere non solo per Quota 100 ma anche per la pensione di vecchiaia anticipata e di vecchiaia.
Lo sconto sarebbe persino rafforzato per le madri con figli disabili.
Ricordiamo comunque che per queste – così come per quelle di cui vi parleremo di seguito – novità bisogna attendere l’approvazione della Commissione, che non è detto ci sarà. Al momento quindi si tratta solamente di voci; alle lavoratrici non resta che incrociare le dita e sperare in un esito positivo dell’iter legislativo.
Come anticipato, il decreto 4/2019, rende flessibile il riscatto della laureaabbattendo il costo (pari a 5.241,30€ per ogni anno) e lasciando la libertà al lavoratore di decidere quanti anni riscattare.
Questa novità permette di maturare più anni di contributi che potrebbero essere utili ai fini del raggiungimento del diritto alla pensione; parimenti, però, i contributi riscattati non contribuiscono ad aumentare il montante contributivo, rendendo così inalterato l’importo dell’assegno previdenziale.
Ad oggi nel decreto 4/2019 con il quale sono state riformate le pensioni questa possibilità è riservata ai soli Under 45, ossia a coloro che al momento del riscatto non hanno ancora compiuto il 45° anno di età. Ebbene, da parte della Lega c’è l’intenzione di estendere questa misura a tutti i laureati, eliminando quindi qualsiasi vincolo di età.
In ogni caso, anche se l’emendamento dovesse essere approvato, il riscatto flessibile sarebbe comunque riservato ai periodi successivi al 31 dicembre del 1995, da valorizzare con il sistema contributivo per il calcolo della pensione.
Pensione di cittadinanza anche ai disabili
In molti ricorderanno le polemiche della Lega, a pochi giorni dall’approvazione del decreto 4/2019, per il fatto che nella parte riservata al reddito e alla pensione di cittadinanza non ci fossero misure riservate ai disabili.
A tal proposito, tra gli emendamenti presentati alla Commissione Lavoro ce ne sono alcuni che puntano ad una maggiore attenzione nella distribuzione del reddito e della pensione di cittadinanza, riconoscendo delle misure ad hoc in favore dei disabili.
- Pubblicato il Fisco, Previdenziale
Pensione invalidità civile 2019: importo, requisiti e come fare domanda
Pensione di invalidità civile 2019: ecco l’importo riconosciuto dall’INPS agli inabili al 100 per cento, i requisti richiesti e come fare domanda. Non c’è l’aumento automatico a 780 euro nel decreto sul reddito di cittadinanza.
Pensione di invalidità civile 2019: l’importo dell’assegno mensile per gli inabili al 100 per cento sarà pari a 285,66 euro al mese, nel rispetto dei requisiti indicati dall’INPS.
La pensione di invalidità è l’assegno mensile erogato ai soggetti per i quali è stata riconosciuta un’inabilità lavorativa al 100 per cento e agli invalidi totali che si trovano in uno stato di bisogno economico.
Per aver diritto alla prestazione è quindi necessario rispettare due categorie di requisiti, sanitari e di reddito da accertare nel corso dell’iter di presentazione della domanda INPS.
Per il 2019 sia l’importo della pensione di invalidità che i requisiti di reddito per accedervi hanno subito un lieve aumento, senza tuttavia rilevanti novità rispetto agli scorsi anni.
Proseguendo con la rassegna delle agevolazioni economiche riconosciute ai soggetti con disabilità, facciamo di seguito il punto su tutte le istruzioni pratiche per richiedere la pensione di invalidità INPS.
Pensione invalidità civile 2019: requisiti e chi può fare domanda
La pensione di invalidità è riconosciuta ai soggetti con inabilità al lavoro totale e permanente. Si tratta del sussidio economico per gli invalidi totali(percentuale del 100 per cento) in stato di bisogno economico, che si affianca all’assegno mensile riconosciuto agli invalidi parziali (percentuale dal 74% al 99%).
Per poter fare domanda INPS è necessario rispettare specifici requisiti, accanto a quelli sanitari per i quali sarà necessario sottoporsi ad una visita specifica.
- Pubblicato il Previdenziale
Corrispettivi giornalieri: memorizzazione e trasmissione via web
Memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri anche via web. È il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 18 aprile 2019 ad illustrare le novità.
Memorizzazione e trasmissione dei corrispettivi giornalieri anche via web o APP.
Sarà l’Agenzia delle Entrate a mettere a disposizione il nuovo servizio per rendere più semplice lo scontrino elettronico obbligatorio dal 1° luglio 2019.
Le novità sono contenute nel provvedimento del 18 aprile 2019, con il quale l’Agenzia delle Entrate modifica ed attualizza le regole già disposte con il provvedimento del 28 ottobre 2016 in tema di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri.
Quello che in gergo è anche conosciuto come scontrino elettronico debutterà il 1° luglio 2019 per gli operatori IVA con volume d’affari superiore a 400.000 euro.
A partire dal 1° gennaio 2020 l’obbligo di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri riguarderà tutti i soggetti di cui all’articolo 22 del DPR n. 633/1972.
Corrispettivi giornalieri, trasmissione e memorizzazione via web. Le novità dall’AdE
È la prima novità che accompagnerà l’avvio dell’obbligo di trasmissione e memorizzazione telematica dei corrispettivi giornalieri.
Lo scontrino elettronico che partirà dal 1° luglio 2019 potrà essere elaborato o mediante strumenti tecnologici idonei a garantire l’inalterabilità e la sicurezza dei dati, ovvero mediante una procedura web che l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione di esercenti attività di commercio ed assimilate.
Una procedura web alla quale seguirà anche la predisposizione di un APP mobile, secondo quanto anticipato dall’Agenzia delle Entrate con il provvedimento del 18 aprile 2019.
Scontrino elettronico al via dal 1° luglio 2019
Sarà a due tempi l’entrata in vigore dell’obbligo di scontrino elettronico, nome con il quale è identificato l’obbligo di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri.
Come anticipato sopra, l’avvio del nuovo obbligo in materia di IVA, disciplinato dall’articolo 2 del Decreto Legislativo n. 127/2015, partirà:
- dal 1° luglio 2019 per gli operatori IVA con volume d’affari complessivo superiore a 400.000 euro (nell’anno d’imposta 2018);
- dal 1° gennaio 2020 per tutta gli altri soggetti di cui all’articolo 22 del DPR n. 633/1972.
L’adozione del processo di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri per gli esercenti attività di commercio al minuto ed equiparati è diventato obbligatorio per effetto delle modifiche introdotte dall’articolo 17 del Decreto Legge n. 119/2018.
Le istruzioni operative erano già state fornite dall’Agenzia delle Entrate con il provvedimento del 28 ottobre 2016, rivolto ai soggetti che avevano aderito alla memorizzazione e trasmissione telematica opzionale.
Con il provvedimento pubblicato il 18 aprile 2019 l’Agenzia delle Entrate ha adeguato il contenuto dell’atto. La novità principale, oltre all’eliminazione del riferimento all’opzione, riguarda l’inserimento della modalità di trasmissione tramite web sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
A partire dal 1° luglio, quindi, la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri può essere effettuata anche utilizzando una procedura web messa gratuitamente a disposizione dei contribuenti in area riservata del sito dell’Agenzia delle entrate e usabile anche su dispositivi mobili.
Memorizzazione e trasmissione corrispettivi giornalieri, i dati obbligatori
I commercianti e gli esercenti attività al minuto ed assimilate potranno generare tramite il servizio gratuito dell’Agenzia delle Entrate il documento commerciale di cui al decreto ministeriale del 7 dicembre 2016, che secondo quanto previsto dall’articolo 2 dovrà contenere i seguenti dati obbligatori:
- data e ora di emissione;
- numero progressivo;
- ditta, denominazione o ragione sociale, nome e cognome, dell’emittente;
- numero di partita IVA dell’emittente;
- ubicazione dell’esercizio;
- descrizione dei beni ceduti e dei servizi resi; per i prodotti medicinali in luogo della descrizione può essere indicato il numero di autorizzazione alla loro immissione in commercio (AIC);
- ammontare del corrispettivo complessivo e di quello pagato.
Lo scontrino elettronico chiuderà il cerchio delle novità pensate per contrastare l’evasione IVA e si affiancherà all’obbligo generalizzato di fatturazione elettronica entrato in vigore il 1° gennaio 2019.
- Pubblicato il Fisco, Previdenziale
Pensioni, quanto costa riscattare la laurea: te lo dice l’Inps
È online il servizio Inps che ti svela il costo del riscatto della laurea; qui tutte le informazioni su come utilizzarlo al meglio.
Uno dei provvedimenti più importanti della riforma delle pensioni è stato il riscatto agevolato della laurea con il quale è stato abbassato notevolmente il costo per questa misura.
Rispetto al calcolo ordinario, infatti, con il riscatto agevolato c’è un costo fisso di circa 5.000€ per ogni anno di Università. Calcolare l’importo da pagare con il riscatto della laurea ordinario, invece, può essere più difficoltoso: a tal proposito, al fine di supportare gli utenti nei percorsi di orientamento tra le molteplici opzioni a disposizione, l’Inps ha realizzato un servizio con cui gli interessati possono scoprire qual è l’onere da pagare per il riscatto della laurea.
Un servizio molto utile perché – come anticipato – ci aiuta a farci un’idea di qual è il costo per riscattare la laurea in maniera ordinaria, sistema che generalmente è più conveniente (qui vi spieghiamo il perché) del metodo agevolato.
Pensioni: quanto costa riscattare la laurea
Per andare in pensione prima, aumentare il montante contributivo e incrementare il futuro assegno di pensione, potrebbe essere vantaggioso riscattare i periodi di Università che hanno portato al conseguimento della laurea.
A tal proposito, nell’area privata del sito dell’Inps era già disponibile uno strumento di simulazione del calcolo della laurea per gli utenti iscritti alla Gestione privata che intendessero riscattare un periodo di studi collocato interamente nel sistema contributivo, ovvero se successivo al 1° gennaio 1996.
Ricordiamo che in questo caso per il calcolo del riscatto per ogni anno di Università bisogna moltiplicare l’ultima retribuzione imponibile per l’aliquota IVS 33%; quindi più è bassa la retribuzione percepita dal lavoratore e più basso sarà l’onere da corrispondere. Ecco perché conviene riscattare la laurea il prima possibile, quando la retribuzione percepita è ancora piuttosto bassa.
Calcolare l’onere per il riscatto può risultare piuttosto complicato, ed è per questo che c’è il servizio Inps che facilita il tutto; servizio che adesso – come appena comunicato dall’Inps con il messaggio 1609/2019 – è stato esteso anche agli iscritti alle casse della Gestione pubblica, in direzione di una sempre maggiore integrazione con gli iscritti alla Gestione privata.
Come calcolare l’onere per il riscatto con il servizio Inps
Vediamo quindi come funziona il servizio Inps per il calcolo dell’onere del riscatto. Per trovarlo dovete seguire il seguente percorso:
Sito Inps > “Prestazioni e servizi” > “Tutti i servizi” > “Riscatto Laurea” > “Simulazione calcolo”.
Per utilizzare il servizio bisogna accedere al sito Inps utilizzando il PIN Inps dispositivo, o in alternativa lo SPID (Sistema Pubblico Identità Digitale) o il CNS(Carta Nazionale dei Servizi).
Come anticipato lo strumento di simulazione consente di effettuare il calcolo dell’onere di riscatto sulla base dei dati immessi e con riferimento all’anno corrente.
Prima di andare avanti è bene sottolineare che l’importo ottenuto ha una mera valenza orientativa e potrebbe anche discostarsi da quello effettivo che invece sarà comunicato all’interessato solo dopo la presentazione della domanda di riscatto.
Dopo aver effettuato l’accesso al servizio e aver indicato la gestione previdenziale l’utente dovrà immettere nel calcolatore i seguenti dati:
- anno di iscrizione all’Università;
- numero di rate in cui frazionare il pagamento (massimo 120);
- periodo o periodi da riscattare “dal…al” afferenti lo stesso anno solare.
Inoltre, per poter procedere al calcolo è necessario – ma solo per i periodi universitari che rientrano nel sistema contributivo visto che per il retributivo si utilizza il metodo della riserva matematica – bisogna inserire la retribuzione percepita negli ultimi 12 mesi.
- Pubblicato il Giovani, Previdenziale
Collaboratore domestico: mansioni e retribuzione
Collaboratore domestico: ecco le mansioni e la retribuzione spettante in base al livello di inquadramento contrattuale di colf, badanti così come baby sitter ed altri lavoratori in ambito familiare.
Il collaboratore domestico può rivestire diverse qualifichericomprese in livelli differenti dalla “A” alla “D” a seconda delle mansioni da svolgere, tenendo presente che appartiene ai livelli “Super” il personale dedicato all’assistenza delle persone.
Il livello di inquadramento condiziona anche la retribuzionericonosciuta, in base alle tabelle aggiornate annualmente dal Ministero del Lavoro.
Partiamo quindi da quelli che sono i livelli che bisognerà considerare in sede di stipula del contratto.
- Collaboratore domestico Livello A
Appartengono a questo livello i collaboratori familiari generici quali: colf generico sprovvisto di esperienza professionale o comunque con esperienza non superiore a 12 mesi da inquadrarsi nel livello B con la qualifica di collaboratore generico polifunzionale al compimento dei 12 mesi di anzianità, addetto alle pulizie della casa, addetto alla lavanderia, aiuto cucina, stalliere, assistente ad animali domestici, addetto alle aree verdi, operaio comune di fatica. - Collaboratore domestico Livello A Super
Appartengono a questo livello i lavoratori addetti alla compagnia e le baby sitter. - Collaboratore domestico Livello B
Appartengono a questo livello i seguenti profili: collaboratore generico polifunzionale, custode di abitazione privata, addetto alla stiratura, cameriere, giardiniere, autista, addetto al riassetto camere e prima colazione per ospiti del datore di lavoro, operaio qualificato. - Collaboratore domestico Livello B super
Appartengono a questo livello i collaboratori familiari che, in possesso della necessaria esperienza, svolgono le mansioni di assistente a persone autosufficienti di anziani o bambini in grado di compiere le più importanti attività relative alla cura della propria persona ed alla vita di relazione. - Collaboratore domestico Livello C
Appartengono a questo livello i collaboratori familiari che operano con totale autonomia come ad esempio il cuoco. - Collaboratore domestico Livello C Super
Appartengono a questo livello i collaboratori familiari che operano con totale autonomia e responsabilità a fianco di un soggetto non autosufficiente quali: assistente a persone non autosufficienti (personale non formato). Si considera soggetto non autosufficiente colui che non è in grado di svolgere le primarie attività relative alla cura della propria persona. - Collaboratore domestico Livello D
Appartengono a questo livello i collaboratori familiari che ricoprono specifiche posizioni di lavoro caratterizzate da responsabilità e autonomia decisionale quali: amministratore dei beni di famiglia, maggiordomo, governante, capo cuoco, capo giardiniere e istitutore. - Collaboratore domestico Livello D Super
Appartengono a questo livello i collaboratori familiari che, con esperienza, affiancano persone non autosufficienti con il profilo di assistente a persone non autosufficienti (personale formato) e/o direttore di casa che coordina le esigenze connesse all’andamento della casa.
Collaboratore domestico: periodo di prova
In riferimento a tutti i livelli è possibile prevedere un periodo di prova durante il quale il rapporto di lavoro può essere risolto in qualsiasi momento da ambo le parti senza obbligo di preavviso. I termini sono così stabiliti:
- 30 giorni di lavoro effettivo, per i lavoratori inquadrati nei livelli D, D super;
- 8 giorni di lavoro effettivo per quelli inquadrati nei livelli da A a C.
- Pubblicato il Fisco, Previdenziale
Regime forfettario e cause ostative: ok all’accesso nel 2019, esclusione dal 2020
Regime forfettario: accesso libero nel 2019, una pioggia di risposte agli interpelli pubblicate il 23 aprile dall’Agenzia delle Entrate fornisce chiarimenti sulle cause ostative, che danno vita all’esclusione, ma solo dal 2020.
Regime forfettario: nel 2019l’accesso è libero, ma entro l’anno le cause ostative devono essere rimosse. Prevista l’esclusione dal 2020 per chi non provvede a mettersi in linea con i requisiti richiesti dalla nuova versione della tassazione agevolata, introdotta dalla Legge di Bilancio 2019.
Il regime forfettario, che prevede la possibilità di applicare un’imposta sostitutiva del 15%, ha subito una rivoluzione con la Legge di Bilancio 2019.
Tra le principali novità, il limite dei ricavi per l’accesso è passato dai 25.000, e fino ai 50.000 in base all’attività svolta, a 65.000 euro per tutti e la causa ostativa sul controllo delle società è diventata più rigida: se fino al 2018 il divieto di ingresso vigeva solo per chi deteneva quote in società di persone o Srl trasparenti, a partire dal 1° gennaio 2019 l’esclusione è diventata valida anche per le quote detenute in società con tassazione Ires che sono controllate direttamente o indirettamente da Srl.
Se nel primo caso il ventaglio si è allargato, nel secondo si è ristretto. Il nuovo assetto ha fatto discutere parecchio e ha generato anche una serie di dubbi interpretativi su accesso ed esclusione, che non sono ancora risolti del tutto.
Per questo l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una serie di chiarimenti sul tema analizzando caso per caso quando operano le cause ostative e stabilendo i tempi per mettersi in regola, entro la fine del 2019.
Le risposte agli interpelli del 23 aprile 2019, dalla numero 114 alla 127, riguardano casi particolari di specifiche categorie professionali.
Regime forfettario: nel 2019l’accesso è libero, ma entro l’anno le cause ostative devono essere rimosse. Prevista l’esclusione dal 2020 per chi non provvede a mettersi in linea con i requisiti richiesti dalla nuova versione della tassazione agevolata, introdotta dalla Legge di Bilancio 2019.
Nei primi giorni di vita del nuovo regime forfettario, l’Agenzia dell’Entrate aveva adottato una linea dura, stabilendo che l’accesso era possibile solo per chi aveva operato una cessione di quote societarie che avrebbero potuto precludere l’ingresso entro il 31 dicembre 2018. Un paradosso dal momento che la Manovra è stata approvata il 30 dicembre.
Dopo alcuni mesi l’Agenzia è tornata sui suoi passi con un atteggiamento di maggiore apertura: la circolare numero 9/E ha chiarito che nel 2019 l’accesso è libero.
Nella parte del documento che analizza il vincolo del controllo si legge che, anche se il contribuente è in una condizione che fa scattare la causa ostativa, “lo stesso potrà comunque applicare nell’anno 2019 il regime forfetario, ma dovrà rimuovere la causa ostativa entro la fine del 2019, a pena di fuoriuscita dal regime forfetario dal 2020”.
Con la pioggia di interpelli pubblicati il 23 aprile, l’Agenzia delle Entrate ha fornito nuovi chiarimenti e ha ribadito la posizione assunta con la circolare numero 9/E non solo sul controllo societario ma anche su altre condizioni che causano l’esclusione.
Il regime forfettario, che prevede la possibilità di applicare un’imposta sostitutiva del 15%, ha subito una rivoluzione con la Legge di Bilancio 2019.
Tra le principali novità, il limite dei ricavi per l’accesso è passato dai 25.000, e fino ai 50.000 in base all’attività svolta, a 65.000 euro per tutti e la causa ostativa sul controllo delle società è diventata più rigida: se fino al 2018 il divieto di ingresso vigeva solo per chi deteneva quote in società di persone o Srl trasparenti, a partire dal 1° gennaio 2019 l’esclusione è diventata valida anche per le quote detenute in società con tassazione Ires che sono controllate direttamente o indirettamente da Srl.
Se nel primo caso il ventaglio si è allargato, nel secondo si è ristretto. Il nuovo assetto ha fatto discutere parecchio e ha generato anche una serie di dubbi interpretativi su accesso ed esclusione, che non sono ancora risolti del tutto.
Per questo l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una serie di chiarimenti sul tema analizzando caso per caso quando operano le cause ostative e stabilendo i tempi per mettersi in regola, entro la fine del 2019.
Le risposte agli interpelli del 23 aprile 2019, dalla numero 114 alla 127, riguardano casi particolari di specifiche categorie professionali.
- Pubblicato il Fisco, Previdenziale
Pensioni: pace contributiva, quando conviene?
La pace contributiva è una delle novità più importanti tra quelle introdotte con la riforma delle pensione: ma in quali casi conviene farvi ricorso? Facciamo chiarezza.
La pace contributiva è una delle novità più importanti di questo 2019; ma è davvero così conveniente come si crede? In molti casi sì, come vi spiegheremo nel dettaglio nel prosieguo dell’articolo.
La riforma delle pensioni attuata con il decreto 4/2019 non sarà ricordata solo per Quota 100; sono state introdotte, infatti, anche delle misure che aiutano il cittadino a maturare più contributi per la pensione, come il riscatto della laurea agevolato e la pace contributiva, due misure simili ma differenti tra di loro che non devono essere confuse.
La pace contributiva è la misura che permette di riscattare ai fini pensionistici i periodi non lavorati, purché compresi in due periodi lavorativi, per un massimo di cinque anni. L’onere da pagare – a differenza del riscatto della laurea agevolato per il quale è previsto un contributo fisso – varia a seconda dell’ultima retribuzione percepita dall’interessato; così come il riscatto della laurea ordinario, infatti, si prende come riferimento l’ultima retribuzione annua e la si moltiplica per l’aliquota IVS del 33%. Di conseguenza più è alta la retribuzione percepita e maggiore è il costo da pagare per il riscatto di ogni anno non lavorato.
Ci sono però delle condizioni ulteriori da soddisfare per poter ricorrere alla pace contributiva: intanto questa misura è riservata esclusivamente ai lavoratori che rientrano interamente sotto il calcolo della pensione con sistema contributivo, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996. Inoltre i periodi oggetto di riscatto – che non possono superare il limite di cinque anni e non per forza devono essere continuativi – non devono essere già coperti da contribuzione figurativa né tanto meno accreditata ad altro titolo. Non si può ricorrere alla pace contributiva neppure per quei periodi lavorati ma per i quali il datore di lavoro non ha provveduto a versare la contribuzione prevista.
Dopo aver chiarito quando si può ricorrere alla pace contributiva, con maggiori dettagli che li trovate nella nostra guida dedicata, è il momento di vedere quando conviene farlo. Per capirlo ci sono diversi fattori da prendere in considerazione, vediamo quali.
Pensione, pace contributiva: quando conviene?
Come prima cosa è bene ricordare che non avete molto tempo per decidere se ricorrere o meno alla pace contributiva. Per il momento, infatti, questa misura è in scadenza il 31 dicembre 2021, quindi salvo una proroga non si potrà esercitare questo diritto dopo la suddetta data.
Ma per quale motivo bisognerebbe ricorrere alla pace contributiva? I vantaggidi questa misura sono due: da una parte riscattando fino ad un massimo di cinque anni di contributi e incrementando la propria posizione contributiva è possibile raggiungere più velocemente il diritto alla pensione.
Ci sono delle forme di accesso alla pensione – come la pensione anticipata, Quota 41 e Quota 100 – che “premiano” coloro che hanno maturato molti anni di contributi consentendo loro di smettere di lavorare prima del raggiungimento dell’età pensionabile, oggi pari a 67 anni ma che in futuro potrebbe aumentare per effetto dei prossimi adeguamenti con le speranze di vita.
Quindi se volete “investire” nel vostro futuro e pensate che questi cinque anni di contributi potrebbero esservi utili per anticipare l’accesso alla pensione vi consigliamo di ricorrere alla pace contributiva, ma solo quando il costo – di cui vi parleremo di seguito – non è eccessivamente alto.
- Pubblicato il Previdenziale
Com’è tassata la pensione: aliquote Irpef, addizionali regionali e comunali
La pensione, così come lo stipendio, è tassata: sull’importo lordo dell’assegno si applicano le aliquote Irpef più le addizionali regionali e comunali. No tax area per i redditi inferiori agli 8.125,00€.
ùAnche la pensione – ma non quella “di cittadinanza” – è soggetta a tassazione: bisogna quindi distinguere l’importo lordo da quello netto (qui le informazioni su come calcolarlo).
Questo perché la pensione è considerata al pari di un reddito da lavoro dipendente e di conseguenza, così come per lo stipendio, la sottopone ad una serie di tassazioni. Ecco perché ogni mese una buona parte della vostra pensione viene “trattenuta” dal Fisco, rendendo l’importo ancora più esiguo di quanto non lo sia già.
Solo in un caso la pensione è esentasse: per tutelare coloro che percepiscono una pensione molto bassa, infatti, è stata introdotta una no tax area al di sotto della quale non si applicano le aliquote Irpef. Introdotta nel 2017, si parla di no tax area per coloro che hanno un reddito annuo di pensione inferiore agli 8.125€.
Ma quali sono le tasse che si applicano sulla pensione? Abbiamo le aliquote Irpef, uguali per tutti; quindi, così come il reddito da lavoro dipendente, l’Inps sostituendosi al fisco effettua sulla pensione lorda una trattenuta mensile a titolo di imposta sul reddito delle persone fisiche, la cosiddetta Irpef.
Anche per quanto riguarda la pensione la tassazione viene calcolata sulla base di aliquote proporzionali suddivise in scaglioni di reddito (più questo è elevato e maggiore sarà l’aliquota applicata).
Alle aliquote Irpef si aggiungono le addizionali regionali e comunali che – come si può intuire dal nome – variano a seconda della zona di residenza. È però possibile ridurre il peso delle tasse grazie alle detrazioni del reddito, con le quali è possibile ridurre l’Irpef.
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Contributi volontari per la pensione: quando e come versarli?
Chi resta senza lavoro a pochi anni dalla pensione può pensare di coprire gli ultimi anni contributivi con versamenti volontari: possibili costi, tempi e modalità
In assenza di un lavoro, il traguardo della pensione può allontanarsi nel tempo o essere addirittura compromesso. Tra le possibili opzioni, è comunque possibile valutare una ciambella di salvataggio che consente al lavoratore (dipendente o autonomo) di proseguire a proprie spese i versamenti per la pensione, tramite la cosiddetta “prosecuzione volontaria”.
Si tratta di una forma di polizza assicurativa che consente a chi per varie cause interrompe il versamento dei contributi, di non perdere quelli già versati e di raggiungere il diritto alla pensione. L’intento, insomma, è quello di permettere a chi ha smesso di lavorare di conseguire comunque una rendita pensionistica. Possono farne richiesta tutti gli iscritti Inps; in particolare, la volontaria interessa anche gli altri fondi di previdenza, compresi quelli dei dipendenti pubblici, che in passato ne erano esclusi.
La richiesta – Per poter proseguire l’assicurazione volontariamente occorre una specifica autorizzazione che deve essere espressamente richiesta all’Inps. L’autorizzazione viene concessa in presenza di un versamento pari ad almeno 3 anni di contributi obbligatori effettivi nel quinquennio precedente la domanda. Chi non ha almeno 3 anni nei 5 che precedono la richiesta di autorizzazione può comunque essere ammesso alla prosecuzione volontaria, a condizione che abbia maturato un minimo di 5 anni di contributi, versati in qualsiasi epoca.
La decorrenza dell’autorizzazione coincide con il primo sabato successivo a quello in cui è stata inoltrata la domanda; dal primo giorno del mese della domanda per gli artigiani e commercianti. La contribuzione volontaria non può riguardare periodi temporali pregressi, con la sola eccezione del semestre precedente la data di autorizzazione.
Il costo – L’importo da versare per i dipendenti viene stabilito in base alla retribuzione percepita nell’ultimo anno di lavoro che precede la domanda di autorizzazione. L’aliquota è la stessa prevista per la contribuzione obbligatoria. Questo significa che chi decide di versare i volontari dovrà pagare in pratica la stessa somma che avrebbe versato la propria impresa laddove avesse continuato a lavorare con uno stipendio pari alla media dell’ultimo anno.
Per avere un’idea della spesa da sostenere per i contributi volontari è infatti sufficiente fare la media delle retribuzioni (complessive, compresa cioè la tredicesima mensilità) dell’ultimo anno di lavoro e applicare l’aliquota in vigore (che per i dipendenti è pari al 33%), con la premessa che è comunque previsto il versamento di un contributo minimo, pari al risultato che si ottiene applicando l’aliquota obbligatoria (33%) al 40% del trattamento minimo di pensione Inps (202,97 euro, il 40% di 507,42 euro). Questo vuol dire che per l’anno 2018 il contributo minimo settimanale è di 67 euro. La spesa minima annuale è di conseguenza pari a 3.484 euro.
Allo stesso modo, l’importo dei contributi volontari per artigiani e commercianti è determinato dall’Inps in base alla media del reddito di impresa dichiarato ai fini Irpef negli ultimi 36 mesi di contribuzione (gli ultimi 3 anni). I contributi dovuti sono su base mensile e sono divisi in 8 diverse fasce di reddito. Come per gli ex dipendenti, anche in questo caso è previsto il versamento di un contributo minimo, pari al risultato che si ottiene applicando l’aliquota obbligatoria (24% gli artigiani e 24,09% i commercianti) al 40% del trattamento minimo di pensione Inps (202,97 euro, il 40% di 507,42 euro). Per il 2018 il contributo minimo mensile è ad esempio di 315 euro per gli artigiani e di 316 per i commercianti.
Per coltivatori diretti, mezzadri e coloni i contributi sono settimanali e l’importo da versare è invece determinato dall’Inps in base alla media settimanale dei redditi degli ultimi 3 anni, vale a dire delle ultime 156 settimane di lavoro. Non può essere inferiore a quello previsto per i lavoratori dipendenti.
Il valore – I contributi volontari sono parificati, a tutti gli effetti, a quelli obbligatori, versati in conseguenza del rapporto di lavoro. Tuttavia, va precisato che la volontaria s’intende regolarmente eseguita solo se l’importo dei contributi dovuti per ciascun trimestre viene interamente versato durante il trimestre solare successivo. Nell’ipotesi di una contribuzione volontaria versata in misura inferiore a quella dovuta, il periodo da accreditare viene contratto, ai fini sia della misura che del diritto alla pensione. In tal caso, si divide cioè la somma ridotta pagata per l’importo del contributo settimanale che il prosecutore volontario avrebbe dovuto versare e si considera coperto un numero di settimane pari al quoziente così ricavato.
I contributi volontari vanno dunque pagati per periodi trimestrali solari (entro la fine del trimestre successivo): il numero delle settimane è quello corrispondente ai sabati compresi nel periodo. Per coprire il primo trimestre (gennaio-marzo) occorre effettuare il versamento entro il successivo 30 giugno; il secondo trimestre (aprile-giugno) va versato entro il 30 settembre, e così via. Al pari della contribuzione obbligatoria, la spesa sostenuta per i versamenti volontari è deducibile dall’imponibile Irpef.

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